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Imparare con piacere


I miti consumistici del passato sono crollati; nessuno più crede a essi. Non è più realistico attendersi che la vita dei figli vedrà ancora un consumismo in crescita; ci sono seri vincoli di sostenibilità ecologica ed economica. Quando i genitori hanno poche speranze che le vite dei loro figli saranno migliori delle proprie, l’impegno nel futuro tende a indebolirsi. Si diffonde così una situazione di crisi generalizzata.
Una domanda però non può essere evitata: il nostro è vero benessere? Vale la pena sacrificarvi valori tanto vitali?
Le motivazioni più forti e durevoli provengono dall’interiorità emozionale e non dall’esterno, come vorrebbe l’ideologia della competizione.
Dura solo ciò che si fa, mossi da un ideale, assorbiti e dediti a una causa. Non basta l’invidia per un concorrente a motivare un’impresa.
Affascina e stimola svolgere bene il proprio lavoro, fare qualcosa di utile e provare piacere nel farlo. Produce un sano orgoglio di sé nel fare la cosa giusta e un’intima, intensa soddisfazione.

L’ispirazione e la creatività sono valori sempre più richiesti dal nuovo marketing ma, nella realtà delle aziende, sono poco realizzate. Prevalgono le motivazioni pratiche: l’obiettivo immediato e più semplice è il reddito.
C’è una “solidarietà” ristretta che diventa complicità, spartizione dei vantaggi e del potere, colonizzazione economica e politica. C’è invece una solidarietà allargata e cosmopolitica, che abbraccia anche la natura e il cosmo. La concorrenza aziendale selvaggia, le cordate tra gruppi economici, la competitività esasperata prospettano un mondo violento, diviso in poveri e ricchi. Esiste una solidarietà vissuta come la “tenerezza dei popoli”, quando i sensi umani diventano metafore dell’accoglienza dell’Altro. Gli occhi sanno vedere le condizioni del bisogno, le orecchie ascoltano il grido dei diseredati, dei poveri, le mani accompagnano chi va incontro al futuro:
“La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti. Non è debolezza la tenerezza, è forza. È la strada della solidarietà, la strada dell’umiltà. […] Quanto più sei potente, quanto più le tue azioni hanno un impatto sulla gente, tanto più sei chiamato a essere umile” (papa Francesco).

Sentirsi interiormente motivati all’umanità e alla solidarietà unisce il corpo all’anima.
Questa unione feconda vita e genera il piacere di vivere.
Chi emerge vincente nella gara per il denaro è celebrato e invidiato come “unico” ma non per questo può dirsi appagato perché la felicità è un bene raro e interiore.
Nella fatica e nel travaglio dell’economia della speranza, le persone possono svilupparsi in stili di vita in cui è dato gustare una gioia semplice e limpida.





Questa scheda  è stata redatta da: Domenico Cravero   in data  10/11/2018