La cittadinanza attiva
Nella complessità sociale è sempre più difficile sentirsi cittadini attivi e partecipi: la società appare ingovernabile. Nelle scelte economiche, invece, i margini delle nostre scelte responsabili appaiono più evidenti. Queste forme di partecipazione rispondono alla crescita di complessità sociale, sia nella direzione della globalizzazione, sia nel movimento opposto dell’individualizzazione degli stili di vita. Non c’è bisogno di essere guidati da visioni ideologiche forti e orientate all’appartenenza politica, ma piuttosto da disposizioni pragmatiche, attente agli orientamenti solidaristici e cooperativi, interessate a promuovere la diversità, preoccupate per il recupero delle produzioni artigianali e locali.
Il consumo critico, per esempio, è una pratica commerciale che deriva dalla consapevolezza sempre più diffusa del valore etico del lavoro e dalla nascita di un soggetto collettivo, di cittadinanza attiva, che si organizza per influenzare i processi produttivi attraverso giudizi etici mediati dall’agire di mercato quotidiano. Gli acquisti etici e solidali stanno diventando un’espressione, ormai consolidata del nuovo repertorio di partecipazione politica attraverso il lavoro e il consumo.
L’antidoto al populismo va ricercato nella promozione delle forme di cittadinanza attiva, attraverso un reale decentramento della responsabilità politica nella gestione del territorio, dei beni pubblici e del bene comune. Sarebbe illusorio pensare al futuro immaginandolo solamente con più mercato e senza rapporto tra il mondo vitale delle famiglie e dei cittadini, le istituzioni intermedie e il pubblico.
Oggi siamo più consapevoli che crescita economica e sviluppo sociale si rimandano circolarmente. In questa sinergia appare evidente che l’unica prosperità possibile è quella condivisa. Cura di sé e cura del mondo non sono più dimensioni incompatibili, non sono più considerati aspetti separati. Il principio morale ispiratore di questa svolta non è tanto il criterio della rinuncia e della decrescita, quanto piuttosto quello della partecipazione e della cittadinanza attiva, contrastando la tradizionale contrapposizione tra comportamento privato e spazio pubblico. La ricerca della qualità della vita e il perseguimento del giusto, indisgiungibile dal buono, diventano così aspetti prioritari.
L’Italia ha bisogno di un progetto comune, che smascheri avidità e azzardo e non li trasformati in virtù, ricordando che i danni della corruzione privata non sono meno gravi di quelli della pubblica. Bolle finanziarie, disoccupazione, crisi della distribuzione delle risorse, modificazioni del clima, crisi energetica, fame, caduta dei valori, crisi della democrazia sono fenomeni correlati. Sono sintomi di una profonda crisi del sistema. È questione di dignità umana, di cittadinanza attiva, di democrazia economica Questi valori si sintetizzano e trovano unità nell’economia della speranza e nel suo quotidiano tentativo di una pratica della giustizia più ecologica, sociale, resiliente.
Si sono paerte oggi possibilità straordinarie di partecipazione sociale. Il web diventa social, dove gratuitamente si mettono a disposizioni di tutti, senza alcun controllo o remunerazione, informazioni, risorse d’intrattenimento, percorsi di formazione, dispositivi di cittadinanza attiva, strumenti di politica diretta. S’impara a condividere (share) anche case, automobili, vestiti e ogni possibile bene. Conta vivere non possedere. Non è mai stata così diffusa è stata la gratuità, come nuovo codice di “scambio”. Il capitale sociale diventa la risorsa economica pari a quello finanziario. Senza la fiducia come può funzionare l’economia? Senza la stima come si orientano i clienti? Senza credito come è possibile investire? L’economia tradizionale è ribaltata: si può evitare l’establishment bancario attraverso il crowdfunding, si possono frequentare corsi gratuiti online (MOOC), si può raccontare se stessi (storytelling) in ciò che si produce e si vende. I media tradizionali perdono terreno a vantaggio di quelli che ognuno può costruire e mettere in rete. Il marketing commerciale diventa content-marketing. Si vendono esperienze, soluzioni, significati e non più solo merci. I prodotti sono per prima cosa concetti (concept), pensieri (content), storie di qualità.
L’economia della speranza attiva un processo di partecipazione a sviluppo aperto. Al suo cuore c’è l’esercizio della democrazia (come cittadinanza attiva) che stimola la partecipazione di tutti. Condizione fondamentale per il rinascimento della democrazia è lo sviluppo della piena coscienza della sovranità popolare.
Questa scheda è stata redatta da:
Domenico Cravero
in data
10/11/2018